Nolan e il videogame di Inception: prevedibile fusione concettuale

Cinema e videogame sono due mondi per certi aspetti distanti, per altri molto simili. Entrambi sono scaturiti dallo sviluppo, più o meno marcato, dell’elettronica: un punto di contatto non secondario.

Da poco è stato reso noto che Christopher Nolan, l’acclamato regista di Memento e Il Cavaliere Oscuro, è al lavoro sulla realizzazione del videogame della sua ultima pellicola: Inception.
Notizia apparentemente bizzarra: primo perché stupisce l’interesse dell’autore verso il medium videoludico, secondo perché trarre un gioco da un film così particolare, appare una missione difficile.

Ma a pensarci bene, l’annuncio non dovrebbe sorprendere affatto…


Steven Spielberg non ha mai nascosto il proprio interesse per il mondo dei videogiochi, tanto che nel 2008 ne ha realizzato uno: Boom Blox. Divertente e originale puzzle game, forse non proprio ciò che ci si aspettava da un regista a dir poco poliedrico. Ma, al momento dello sviluppo, era l’interessamento di Spielberg, che considerava il videogame un promettente medium, a catalizzare le attenzioni di tutti.
E prima ancora Peter Jackson (nerd dichiarato) ha curato in prima persona il tie-in videoludico del suo King Kong: ne è uscito un action gradevole. Si ricorda anche la collaborazione di John Woo con gli sviluppatori del discreto Stranglehold.

E ora “scende in campo” anche Nolan…
Ciò che probabilmente eccita la fantasia -tutt’altro che limitata- di simili registi è la seducente possibilità, offerta dai videogiochi, di realizzare mondi sempre più dettagliati e autentici. Delegati ai programmatori i compiti meramente tecnici, basta liberare la vena artistica e il gioco è fatto (letteralmente).

Vi ricorda qualcosa? In effetti è ciò che accade in Inception. Anche se la costruzione di città nella pellicola ha una precisa funzione narrativa, è proprio questo il lato del film che travolge maggiormente.
Ed evidentemente non deve esaltare solo noi spettatori, ma anche chi è dietro la macchina da presa. Nolan ha dichiarato che un buon genere per il videogioco potrebbe essere quello del MMOG: il regista ha sempre immaginato -e nel film ne fa cenno- che i mondi edificati siano popolati da una miriade di personaggi, ciascuno con una propria storia e obiettivi personali da raggiungere.

I videogiochi hanno insegnato che le modificazioni dinamiche di un ambiente possono essere uno strumento prezioso anche per la cinematografia: non c’è da stupirsi, dunque, se in futuro sempre più registi raccoglieranno l’esperienza dell’intrattenimento elettronico. Per poi, forse, eseguire il passaggio inverso come Nolan.

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